Dal Diario di Beryl
Prima di lasciare Triboar ci rechiamo all'emporio per comprare qualche oggetto che può rendersi utile nell'esplorazione del sotterraneo. Nel negozio ci soffermiamo a parlare con un curiosa bambina dagli orecchi a punta e dalle lunghe trecce, che razzola nello scaffale delle ampolle. La piccola intrattiene una conversazione con il nostro druido delle isole moonshae che cerca di spiegarle che giocare con i veleni può essere pericoloso e che forse è più utile occuparsi di piante ed infusi curativi. Carichi di torce, corde, acciarini lasciamo l'emporio di cristian salutiamo la piccola ed andiamo a dormire. All'alba le guardie del portone di Triboar salutano un curioso gruppo di avventurieri che si allontana sulla strada principale in direzione nord con un carretto trainato da due cavalli. Mentre camminiamo mi soffermo su ciascuno dei miei compagni di avventura, cercando di capire di chi mi posso fidare e di chi no. Sono ancora un po' scioccato dalla vicenda del mezz'orco e dalla sua inspiegabile azione folle.
A metà giornata lasciamo la strada maestra e voltiamo in direzione ovest. Costeggeremo la foresta di kriptagarden e le montagne della spada fino ad arrivare all'altezza della radura con il castellaccio in rovina, dove, appena qualche settimana prima, salvammo l'unico supersite della pattuglia esplorativa. Questo è l'itinerario scelto da Fundin la nostra guida nanica dall'inconfondibile odore. Ci accampiamo per la notte. Ogni tanto qualche ululato ci sveglia di soprassalto, ma il druido ci tranquillizza, i lupi sono ancora ben lontani. Ci svegliamo e continuiamo la marcia. Ad un certo punto sentiamo il verso dell'upupa (segnale di pericolo concordato con la guida che ci procede di qualche centinaio di metri) ci prepariamo all'incontro con sette figure che avanzano nella nostra direzione. Sono degli umani sporchi, vestiti di stracci con qualche arma malandata. Palesano subito le loro intenzioni: derubarci! Nel frattempo davanti a noi a qualche decina di metri riesco a vedere altri due briganti con in mano balestre. Non facciamo in tempo a sfoderare le spade che ci sono addosso. Vengo subito colpito e ferito gravemente alla spalla. Con la coda dell'occhio vedo altri due compagni cadere sotto i loro colpi: il druido e Gill de la brughier.
No, dobbiamo farcela dobbiamo resistere! Raduno le forze e affronto i due sgherri davanti a me, con due affondi mi sbarazzo di entrambi. Sono dei ragazzi. Nel frattempo vedo Ryel il ladro, affrontarne altri, mentre il mago, nascosto all'interno del carro, evocare un cane. Corro contro il brigante armato di balestra che riceve un colpo in testa da un sasso lanciato da chi sa chi. La lotta continua ed alla fine abbiamo il sopravvento. Da come si erano messe le cose all'inizio non ci speravo veramente. Siamo malconci, feriti e con due compagni esanimi. Da un cespuglio esce una figura minuta, un bambino con in mano una fionda. Dice di chiamarsi Jaquen, riconosciamo la piccola bambina che abbiamo incontrato all'emporio. Lo invitaimo, a quel punto, ad unirsi al gruppo. Riprendiamo il cammino. Scesa la sera ci accampiamo in mezzo al sentiero, così suggerisce Fundin con l'appoggio del mago. Noi altri ci guardiamo un po' perplessi ma diamo comunque fiducia ai compagni. Così deve essere un buon gruppo di avventurieri. Nel frattempo scopro che qualcuno ha attaccato la testa mozzata del capo dei briganti al carro. Rendo noto a tutti il mio punto di vista: sono azioni esecrabili da non fare, infatti il nemico, anche quello con l'anima più nera, ha diritto alla sepoltura o alla purificazione del fuoco. Scorgo sguardi di dissenso da parte dei compagni, capisco che le mie idee non sono tanto condivise, taccio e mi allontano per pregare. Siamo di nuovo di fronte al fuoco, il druido e Gill son stati curati ma sono ancora visibilmente provati dalle ferite profonde ricevute. Stiamo consumando il nostro pasto quando sentiamo nuovamente gli ululati, scattiamo in piedi, stavolta sono vicini. I cadaveri dei banditi non li hanno saziati, hanno ancora fame.
Ci sono addosso, esausti impugniamo nuovamente le armi.
- Berna
Breve integrazione - dal diario di Gul, l'Elfo mago
"L'ultimo bagliore del tramonto si spegneva sulle deserte solitudini erbose e, contro l'indistinto colore del cielo, più viva spiccava la massa scura degli alberi che premevano e incalzavano il corso del fiume. Il vento che sino allora aveva impazzato, ora aveva tregua. Nessun rumore, nessuna voce d'uomo rompeva quel silenzio, e la natura, sempre uguale da che è nato il mondo, dominava incontrastata... Poi il silenzio si ruppe: dalla foresta era giunto il richiamo (o una sua nota, poiché il richiamo consisteva di molte note) chiaro e distinto come mai lo era stato.... Egli lo riconobbe, in quel modo consueto, come un suono già udito prima. Si lanciò attraverso il campo addormentato, e, rapido e silenzioso, si precipitò attraverso i boschi...".
Col braccio penzoloni giù dal carro, sfioro l'erba alta con la punta delle dita. Sono dita di topo da biblioteca, che hanno sfogliato tomi antichi di grandi stregoni. Ho passato tutta la mia esistenza a studiare, rinchiuso nella maestosa biblioteca di Waterdeep. "Lo studente più promettente", così amavano definirmi i grandi professori all'Alta Accademia di Magia.
Già.
Sono stato lì a muffire per 16 anni. Mi hanno preso che ero appena un bambino. Ho letto di sconfinate praterie, ghiacciai irraggiungibili, giganti furiosi e draghi maestosi. Ed ho imparato ad usare la magia. "Ancora qualche anno e sarai pronto a servire il tuo Signore!"…mi dicevano…
…ancora qualche anno…
…servire….
Una coccinella si posa sul dorso della mia mano; qualche passetto e vola via.
Ho letto quasi tutti i libri di quella biblioteca.
Poi sono fuggito.
Se ammettiamo che l'essere umano possa essere governato dalla ragione, ci precludiamo la possibilità di vivere. E se è un peccato essere avido di onore, allora sono l'anima più peccatrice di questo mondo...
Ho vissuto di più in questi pochi giorni insieme a questo folle gruppo, che per tutta la mia vita messa insieme. E la magia ha cominciato a fluire in me come sangue caldo nelle vene.
E' uno strano gruppo il nostro. Non so bene che cosa ci leghi. Ma andiamo per la stessa strada ed è più divertente camminare in compagnia.
Il sole comincia a perdere la sua battaglia con la notte. Le nuvole si tingono di rosso.
Un sasso fa sobbalzare il carro. Mi tiro su. Un lungo fischio rompe il silenzio.
E' l'allarme del nano.
Siamo su una strada dritta, in mezzo a una brughiera; gli alberi più vicini sono almeno a 100 metri di distanza.
Caos.
Senza una vera e propria strategia, il gruppo si sfalda: paladino e druido vanno alle propaggini del bosco; ladro e bardo continuano a guidare il carro come se niente fosse. Io mi apposto sotto il telone del carro…in attesa…sbirciando da una fessura.
Il nano compare da dietro il colle di fronte a noi. Porta brutte notizie. Un gruppo di briganti ci viene addosso. Sono sette.
Non ricordo bene cosa sia successo dopo. L'estasi della magia mi ha come mandato in trance, lasciandomi giusto alcuni flash: i briganti che ci attaccano…la battaglia…gli amici feriti, alcuni gravemente. Poi la magia è esplosa in me. Protetto da un'armatura invisibile, ho evocato un grosso cane che ha confuso gli avversari. Il ladro stava cadendo sotto i colpi del capo dei briganti…In un impeto adrenalinico di rabbia mi sono ritrovato a brandire la spada elfica che apparteneva a mio padre. Attraverso il telo, mi sono gettato addosso al nemico buttandolo a terra..morto. Pochi secondi ed era tutto finito. Avevamo vinto noi. Ma un brigante addormentato dal bardo si rialza. Gli punto una freccia: "Se hai a cuore la tua vita, arrenditi!"…lui decide di fuggire e ci riesce per una trentina di metri. Poi una freccia lo inchioda a terra. Era la mia.
Una coccinella si posa sul dorso della mia mano ancora tremante per l'eccitazione. Forse è la stessa coccinella di prima.
Quando si decide di lasciare tutto per andare in cerca di avventure, forza, strategia, talento e virtù non bastano…ci vuole pure culo..c'è poco da fare.
*** nota aggiuntiva ***
Quel nano puzza…e non poco...
- Il Fanatico