Poissy, Gennaio 1931,
La notte in cui scendemmo nelle cantine del conte Fenalik.
Ore 18:15. Il sole è tramontato da poco. Dopo aver passato la giornata a scavare tra i detriti prodotti dal crollo della villa del conte Fenalik siamo finalmente riusciti a liberare la vecchia porta delle cantine.
Ore 18:30. Dopo qualche tentativo andato a vuoto il Maggiore è riuscito ad aprire la vecchia posta di ferro. Notiamo come la ruggine abbia irrimediabilmente compromesso tutta la struttura che sorregge e compone il portone, che risulta tra l'altro impossibile da richiudere. Oltre la soglia scorgiamo un piccolo disimpegno rettangolare, non riusciamo a vedere oltre i primi metri dall'ingresso. Restiamo in ascolto per qualche minuto, ma dall'interno non sopraggiunge nessun rumore. Una cosa però gela il cuore di tutti, e ci trattiene dal proseguire oltre: il tanfo che arriva dal fondo delle cantine è a tutti tristemente noto, ricordo delle maledette grotte di Winterness.
Ore 18:50. Restiamo fuori dalla soglia cercando il coraggio per entrare, ci trattiene la paura per le cose già vissute in passato, ma alla fine decidiamo di entrare: il pericolo più grande è probabilmente rappresentato dallo spirito bianco che ci segue e che vorrà rientrare in possesso del braccio del simulacro di Sedelfkar.
Ore 19:00. Nella più completa oscurità avanziamo oltre il disimpegno di ingresso, altri scalini scendono per il corridoio, siamo probabilmente a 5-6 metri sotto il livello del suolo, davanti a noi il percorso prosegue con un unico lunghissimo corridoio.
Ore 19:05. A destra e a sinistra si aprono delle piccole celle scavate nella pietra, in ognuna troviamo qualche attrezzo di tortura e delle catene. Ci sono ancora molti resti umani mummificati e delle chiazze nere prodotte dal sangue delle torture inferte ai prigionieri.
Ore 19:30. Nelle prime celle non troviamo nulla di più di quanto descritto in precedenza, sebbene il nostro animo sia colmo di angoscia e le nostre gambe vacillino un poco per la paura, decidiamo di avanzare più speditamente lungo il corridoio.
Ore 19:40. A mano a mano che proseguiamo nell'esplorazione notiamo che dai candelabri appesi al soffitto cominciano ad apparire tracce della vegetazione che in superficie corrisponde al limite della antica proprietà di Fenalik: radici di rovi e rose dagli aculei neri come la pece bucano il soffitto in più punti, stiamo vicini al muro e molto attenti a rimanerne lontani.
Ore 19:55. Alla fine del corridoio un arco in pietra costituisce l'ingresso ad un locale apparentemente più grande.
Ore 20:00 Il locale ha al centro un enorme pozzo circolare, sopra il pozzo e in mezzo alla volta che un tempo costituiva il soffitto della stanza i rovi hanno completamente distrutto la copertura originaria. Con orrore ci accorgiamo de dalle spine dei rampicanti spillano gocce di un liquido come la pece, probabilmente velenoso. Ci copriamo come possibile con i cappelli e con le giacche in modo da evitare per quanto possibile il contatto.
Ore 20:15. La stanza è completamente vuota, non riusciamo a vedere la fine del pozzo, ma riusciamo a trattenerci dal gettare oggetti al suo interno per definirne la profondità, sembra abbastanza profondo. Alle pareti sono appesi monconi di torce ormai consunte dal tempo, le raccogliamo e le accendiamo.
Ore 20:20. Oltre la stanza il corridoio riprende, cupo più che mai e continua a scendere per un'altra decina di scalini nell'oscurità.
Ore 20:30: Più avanti il pavimento ritorna piano, e in lontananza vediamo un bagliore bluastro provenire da un'ambiente più grande. Secondo i nostri calcoli siamo oramai sotto la parte principale della vecchia villa del conte.
Ore 20:40. La stanza è enorme. Le rose che penetrano da ogni angolo della struttura, da ogni fessura tra le pietre, emanano un colore che sebbene prima avessimo percepito come una sfumatura scura di blu, ora ci accorgiamo essere assolutamente incredibile, soprannaturale. Raccapricciamo nell'accorgerci che rose e rovi, aggrovigliate dal pavimento al soffitto in realtà poggiano su una distesa sterminata di cadaveri umani.
Ore 20:50. Al centro del groviglio di rampicanti riusciamo a scorgere un oggetto bianco dalla foggia di un braccio bianco debolmente luminescente. Il braccio del Simulacro!
Ore 21:00. Torniamo indietro nelle celle e cerchiamo di raccogliere il maggior numero di assi di legno, panche e oggetti per creare una passerella di fortuna da poggiare sopra il groviglio di piante per arrivare al braccio. Il piano è di evitare di nuocere alle piante in qualche modo, considerando che ostruiscono entrambe le vie di accesso alla porzione di corridoio in cui ci troviamo.
Ore 21:30. In accordo con il gruppo, mi propongo per andare a prendere il braccio passando sulla passerella improvvisata: sono il più leggero e ho maggiori possibilità di riuscire passare senza danneggiare le piante.
Ore 21:40. E' NOSTRO! finalmente abbiamo il primo pezzo del simulacro!
Ore 21:45. Nello spostarlo dalla sua originale posizione tutto nella cantina comincia a disfarsi, le rose appassiscono quasi istantaneamente e perdono la loro luminescenza. Cominciamo a risalire quando una leggera nebbia si addensa intorno a noi... e comincia ad addensarsi... AIUTO!!
"In un battito di ciglia dalla nebbia prende forma la figura di un umanoide altissimo e bellissimo, con il corpo completamente bianco e occhi rossi come un demonio! Si gira di scatto e afferra la testa del maggiore, decapitandolo all'istante con un movimento e una forza sovrumana. Sconvolto, stringo al petto il braccio e corro lungo il corridorio risalendo le scale a rotta di collo. Cado. perdo i sensi. buio."
Ore 05:15. Vengo svegliato da Don Herode e Christian Lorien, insieme a qualche altra persona scesa con loro nelle cantine. Incredibilmente mi accorgo che il braccio è ancora lì stretto tra le mie braccia. Mi aiutano ad uscire dalle cantine, mi sento completamente ribaltato nel corpo e nella mente. Nella testa ho ancora l'immagine raccapricciante del maggiore decapitato, mi sento mancare di nuovo per qualche istante. Nel portarmi fuori Don Herode mi raccontva di come aveva sparato al demone bianco riuscendo a metterlo in fuga, sebbene non perdesse sangue o non dimostrasse altro tipo di umana sofferenza, si era semplicemente dissolto nuovamente in polvere e nebbia.
Ore 08:00. Con il sorgere del sole tutto a Poissy sta cambiando velocemente, le vecchie ferite di Cristian e Veronique stanno guarendo velocemente e la piccola Alexandrine è molto migliorata. Le antiche e cuoe rose che popolavano il perimetro della vecchia villa stanno rapidamente scomparendo, lasciando posto alla vegetazione originale, e su tutto il paese sembra in qualche modo essere scomparsa quella aura di paure e oscurità che abbiamo sentito quando siamo arrivati.
Credo che riposeremo qualche tempo prima di ripartire alla volta di Losanna, e comunque non possiamo andarcene prima di aver celebrato un funerale per il Maggiore. Pace all'anima sua.
-Il Giovane Virgulto "Dr. Eugene Aldo Lomas"
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Hrundi Silvassa durante un convegno a Calcutta |
Ho fatto pubblicare sul Times (edizione serale) un necrologio del seguente tenore:
"L'altro ieri, in terra straniera, lottando con un nemico astuto e subdolo che rifugge il leale scontro del campo di battaglia, è venuto a mancare - nell'ultimo disperato tentativo di difendere gli oppressi, i bisognosi, i deboli - il maggiore. Gli ufficiali, i sottufficiali, il battaglione tutto si stringono intorno alla sua famiglia, sconvolti per l'mprovvisa perdita subita. Possa il suo sacrificio essere, per le generazioni future, fulgido esempio di una dedizione e di un senso civico che si spingono ben oltre l'àmbito del dovere militare".
- Hrundi Silvassa alias The Judge