Che spessore !!!!
Uno potrebbe iniziare la descrizione di questo gioco con una disamina dell'ambientazione, con una esagesi dell'interpretazione, con un messianico discorso sulla potenza della mente ... Ebbene credo che tutto ciò sia inutile e sciocco difronte alla seguente OPERA D'ARTE:
Frontisone di Torres (noto anche come Frontone da Cabrera o Frontone delle Baleari), nato a Formentera, nel califfato Ommayade, il 1° gennaio del 976, ha ascendenze dinastiche assai complesse. Il padre, il giudice Gano Lacon di Torres e Gallura, discende dal praeses Simmaco (terzo governatore imperiale dell'isola e appartenente alla potente famiglia del generale bizantino Belisario, che aveva conquistato la Sardegna ai Vandali nel 535) e, per parte di madre, dal conte di Francia Bonifacio, governatore della Corsica nell'895. Tra i suoi antenati materni c’è anche Meroveo di Tours, siniscalco dell’imperatore Carlo il Grosso.
Frontone nasce a Cabrera, nelle isole Baleari, mentre il padre, sconfitto l’anno prima in battaglia a Caralis dalla famiglia rivale dei Gunale, sconta un periodo di esilio a seguito della momentanea perdita del trono giudicale. L’esilio si svolge nella piacevole cornice del palazzo del governatore arabo di Formentera, dove Frontone passa i suoi primi anni di vita, con la madre naturale Valtrude, una sensuale schiava longobarda che morirà di parto di lì a poco. La sua madre ufficiale, moglie legittima di Gano, è Margherita, a sua volta nipote illegittima del conte Folco d’Angiò, una donna tanto pia quanto cupa e riservata, e, perciò, destinata a vivere a lungo.
Rientrato in Sardegna, dopo un soggiorno in Grecia, con il padre e i due fratelli maggiori (Mariano e Pelasio) nel 985, viene indirizzato, come molti figli cadetti dell’epoca, al sacerdozio. Frequenta, senza alcuna vocazione, il seminario diocesano di Pamplona, dimorando inizialmente presso uno zio materno, cugino del conte Pelayo di Navarra. Nel frattempo il padre riguadagna, attraverso un matrimonio dinastico con Bonaria, figlia illegittima tredicenne di Torchitorio Gunale, il trono giudicale di Torres, mentre la Gallura passa ai Serra, ramo cadetto degli stessi Gunale, sotto lo spietato governo del perfido giudice quindicenne Tilocco (o Trocco) Maria Serra-Gunale. Le sorti di Gano e dei suoi figli maschi sono, però, assai infauste: muoiono tutti di malaria nel giro di tre anni, lasciando il giudicato nel pericolo della guerra civile. I nobili e i capitani del popolo vorrebbero vedere il ritorno di Frontone, ormai tredicenne, dal chiostro navarrese; ma le case rivali ordiscono una congiura. Il messo dei Lacon diretto a Pamplona è intercettato e ucciso sulla via di San Juan de la Peña; al suo posto viene inviato un altro messagero, con la falsa promessa della dignità vescovile per Frontone, una volta che abbia accettato di essere ordinato sacerdote. Complice l’abate del seminario (un francese di origine italiana, Azzo da Velletri), il giovane è ordinato in fretta e furia all’età di quattordici anni e inviato in Sardegna con la promessa dell’imminente nomina a vescovo, ignaro del fatto che la sua ordinazione è diretta al solo scopo di escluderlo dalla corona. La situazione che si presenta ai suoi occhi all’arrivo a Torres è ben diversa dalle aspettative: invece del popolo festante, lo attendono gli armigeri dei Gunale; è catturato e messo a marcire in una torre dal cugino Ugone (per questo poi detto Ugaccio), nelle desolate lande della Gallura centrale e lì costretto a un matrimonio politico con la figlia quindicenne di un notabile di Terra Nova. Liberato da un colpo di mano degli alleati di suo padre, è nominato, con una cerimonia-farsa svoltasi alla presenza di testimoni prezzolati dai suoi sostenitori, vescovo reggente di Torres (diocesi che comprende tutta la Sardegna settentrionale), in contrapposizione al vescovo legittimo Simplicio, sostenuto dalle famiglie di Gallura e Arborea, nonché dal legato imperiale, l’austero monaco isaurico Sergio Sfrantzes, che rappresenta nell’isola l’ultimo barlume dell’autorità di Bisanzio, da tempo venuta meno, a seguito del consolidamento della conquista dell’Africa settentrionale da parte degli Arabi. La posizione di “antivescovo” di Frontone si ufficializza quando, non ancora ventenne, celebrando nella piccola cattedrale di Torres la messa di Pentecoste del 995, ordina un sacerdote (Bacco da Onne) e un diacono (il forestiero in esilio Basilio di Perpignano)e li destina entrambi alla cura d’anime nel titolo di Luras. Il gesto, di indubbio valore simbolico, induce i suoi nemici a chiederne la scomunica a papa Giovanni XV. La difficoltà delle comunicazioni dell’epoca e il sostanziale disinteresse del Pontefice per la “colonia” sarda fanno sì che la scomunica, pur formalmente pronunciata, non giunga mai a destinazione.
La morte del papa, nell’aprile del 996, pone una pietra tombale sull’intera vicenda. I nemici di Frontone pongono allora mano alle armi; assediano la cattedrale e il castello e lo costringono a una precipitosa fuga per mare. Simplicio è restaurato sul seggio vescovile di Torres, mentre Frontone, accompagnato dal solo diacono Basilio,naviga alla volta di Ostia per perorare la sua posizione presso Brunone di Carinzia, lontano parente di suo nonno, salito al soglio pontificio con il nome di Gregorio. Il nuovo pontefice gli riserva una tiepida accoglienza: in nome della lontana parentela, revoca la scomunica, ma lo priva della cattedra vescovile e lo aggrega, di forza, ad una carovana di monaci diretti in Boemia. Lì il suo compagno Basilio cadrà sul campo – insieme a molti altri membri della spedizione – vittima di entità oscure e inquietanti, capaci di un orrore inimmaginabile. Nel celebrare la cerimonia di sepoltura, ponendo le mani sul cadavere decapitato del diacono, Frontone realizza di essere ormai solo di fronte al suo destino.
Caratteristiche
Altissimo e fisicamente enorme per la sua epoca (un metro e novanta per cento chili), Frontone ha una pelle sottile e rosata, striata qua e di là da venature, tanto da sembrare in alcuni punti quasi trasparente. Occhi chiarissimi e capelli biondi molto sottili e radi completano il quadro. Come molti ecclesiastici della sua epoca, Frontone ha, senza che questo desti particolare scandalo, una moglie (Salusia, figlia del comes Orzocco Zori, alleato dei Gunale di Gallura) e una concubina Bachisia (figlia di un armigero della sua scorta), nonché due figli dall'una e due figli dall'altra. Ha, inoltre, una smodata passione per il vino e per il gioco, accompagnate da una totale mancanza di propensione all'esercizio del ministero pastorale. Ama le armi, con le quali si allena spesso, tanto da aver perso un dito di un piede a causa di un colpo d'ascia. Dal punto di vista morale, è quanto di più lontano si possa concepire dal paradigma del “buon cristiano”; custodisce, anzi, alcuni terribili segreti, uno dei quali è l'avere venduto come schiavi a pirati saraceni di passaggio alcuni contadini della sua diocesi in cambio di oro e gemme. Durante la prima parte del viaggio austriaco ha avuto, anche se non apertamente, una relazione con la figlia minorenne di un vivandiere della carovana, pagando con pochi spiccioli il silenzio di quest'ultimo,anch’egli ucciso nell’agguato dalle potenze oscure.
Ha discrete risorse economiche, ottimo equipaggiamento militare, ottime conoscenze linguistiche: parla correntemente l’arabo, il greco bizantino e il latino, anche nei suoi dialetti volgari sardo, catalano, provenzale, navarrese. Legge e scrive l'arabo e il latino e, con qualche difficoltà, il greco. Conosce qualche parola di tedesco. È esperto di arte e grande esperto, in particolare, di immagini sacre e profane. Ha con sé una preziosa edizione storica del vangelo di Marco nella vulgata di San Girolamo, pubblicata a Ravenna prima della caduta dell’impero d’occidente. Porta armatura pesante, scudo, mazza ferrata e ascia da lancio. Conosce la Sardegna settentrionale, le Baleari (con l’esclusione di Ibiza), la Navarra, la Catalogna, l’Aragona, l’Andalusia, la Francia e la Germania meridionali, l’Italia centro-settentrionale, l’Austria, l’Attica, il Peloponneso, la Beozia. Ha ventidue anni all’inizio dell’avventura, anche se, per la sua corporatura e il suo piglio non giovanile, ne dimostra almeno dieci di più. Tra i suoi segreti, ve n’è uno più segreto degli altri…
Dopo questa esaudiente descrizione del bel personaggio della nostra compagnia che ben riassume le caratteristiche del gioco, di seguito le foto che invece sono testimonianza del delirio che ne è conseguito...
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La sereità iniziale |
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Si iniziano a notare alcune piccole sbavature |
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L'interpretazione si impossessa degli astanti |