martedì 29 giugno 2010

HARP


Segreti del Dunland.

Abbiamo preso alcune informazioni importanti, dai pittoreschi personaggi del loco, sui primi insediamenti nel Dunland. Nei manoscritti trovati dentro la tenda dello sciamano si parla di:
  • "clan insediatosi nelle caverne dei monti brumosi"
  • un "giuramento" venuto meno che causò una "pestilenza"...
Ci son sembrati degli indizi sufficienti per partire alla volta delle caverne "infestate": scopo della missione sciogliere la maledizione per far si che questi spiriti errabondi, assetati di sangue, trovino la pace!

la partenza è stata rimandata alla settimana prossima, alle prime luci dell'alba....

-Berna "Il Cavaliere di Rohan"

La replica:

Il riassunto di Berna è stato piuttosto esaustivo, ma prima che mi tradiscano i miei ultimi neuroni reduci da battaglie perse col sonno, condividerei con voi alcuni appunti sparsi presi nel corso dell'avventura "interlocutoria":

  • La sera dei festeggiamenti abbiamo portato la spilla trovata sul corpo di una bimba non-morta, a quello che ci hanno indicato esserne il padre: un umile pellaio di nome Rolan. Ci ha ringraziato.
  • Siamo poi andati a trovare i figli del fabbro, Borkul (?), scampati ai non-morti: un maschio ed una femmina di nome Ishel. Per ricompensarci, Borkul ci ha offerto la mano di Ishel. Il laido di Finbar era lì lì per accettare...
  • I Dunlandiani sono un popolo grezzo, dalle usanze strane..a tratti primitive...oserei dire che sono "selvaggi dentro"...bah..
  • L'ebanista cieco è più cupo del solito...
  • La mattina successiva abbiamo visitato insieme a Solofen (nuovo animista del villaggio, scarsamente accettato dal popolo) il tumulo di Rainet, l'animista uccisa dai non-morti che ha preceduto Solofen e di cui lui era assistente. Rainet era apprezzata dal popolo. Non abbiamo profanato il tumulo ed esternamente non c'era nulla di strano. Solofen non ci ispira tanta fiduca: è un personaggio strano....molti di noi condividono il pensiero non provato che lui abbia a che fare in qualche modo con l'avvento dei non-morti: del resto la "religione" dei Dunlandiani si basa sul culto dei morti ed il lavoro di un loro animista è quello di creare un legame continuo fra i vivi e i morti...dunque se il problema sono i non-morti, Solofen deve avere qualche resposabilità, o perlomeno sapere qualcosa che non ci ha detto. Lui ha intuito vagamente i nostri sospetti, ma non sembra intimorito...al minimo segno di minaccia nei suoi confronti, non abbassa lo sguardo, anzi lo intensifica...cosa che accresce in noi il sospetto.
  • Abbiamo poi fatto visita ai due esploratori del villaggio che conoscono le zone delle Montagne Nebbiose (?) da cui pare provengano i non-morti. Si tratta di Geroiba e Skammar.
  • Geroiba: nipote (?) del capo clan Menoib. Esploratore ufficiale del villaggio. Personaggio amichevole. E' lui che ci accompagnerà nell'esplorazione delle caverne alle pendici dei Monti. E' stata una scelta diplomatica ed econimica (è figlio del capo e ci costa zero) Skammar: tipo ombroso. Vive ai margini del villaggio coi suoi cani rognosi, in una capanna circondata da teste di animali mozzate. Riteniamo sia un gay frustrato che si accoppia sporadicamente coi suoi animali, ma in fondo ci piace perchè è sincero nella sua laidezza. Non fa parte del villaggio. E' un mercenario. Non è mai stato attaccato fisicamente dai non-morti e dice di riuscire a capire quando sono in avvicinamento....Forse, proprio per questa sua capacità, sarebbe stato meglio portarselo dietro....ma costa e non è ben visto dai villici. Comunque, eventualmente, siamo sempre in tempo...
  • Ci siamo quindi diretti nella capanna di Rainet, ora diventata quella di Solofen, a cerca di indizi. Per riappacificarci con Solofen gli abbiamo portato una tipicità del posto: la famosa caciotta del Dunland; prima di consegnarla abbiamo provveduto a farcirla di peli pubici e caccole. I nostri compagni Elfici, persi da un'eccesso d'estasi, se la sono pure sfregata abbaondantemente fra le loro chiappe dorate. Solofen ha gradito e ci ha fatto consultare i tomi che Rainet studiava prima di morire. Erano scritti in Dunedain (!!!?).
  • Come diceva Berna, parlano del periodo in cui i Dunlandiani vievano ancora al Sud, della peste del 1936 (moria delle vacche) causata dalla rottura di un giuramento e della successiva migrazione del popolo diviso verso i territori in cui siamo noi ora. Durante gli anni della pestilenza risaltano due personalità: Eriben Damoig (?), una shamana dal bastone facile, che son le sue arti magiche piegò il popoloe lo unificò alleandosi a Ulfdilan, un gay che morì in un'imboscata. Anche Eriben è scomparsa (?); il suo potere era legato al bastone magico. Un clan, dopo la pestilenza e la divisione, si rifugiò sui monti e scomparve...erano i Fagoin...i monti in oggetto sono gli stessi da cui provengono gli zombi. Riteniamo quindi che i non-morti siano i Fagoin redivivi e che forse il bastone di Eriben sia stato ritrovato (con un po' di fantasia..eh).
Ci siamo abbondantemente equipaggiati, abbiamo caricato 3 muli di attrezzature varie e siamo partiti guidati da Geroiba. Rotta: le caverne delle Montagne Nebbiose. Io mi porto dietro anche una gallina: a tutto rinuncio, ma non all'ovetto fresco tutte le mattine...dà energia.

-Il Fanatico "Aradur"

venerdì 25 giugno 2010

HARP

Aradur


Parte del racconto che Aradur ha fatto all'Hobbit,
quando si sono incontrati nella locanda per la prima volta...


" Questa è la mia storia, o quantomeno quella che mi è stata raccontata; io del mio passato ricordo ancora assai poco. Quando mi trovarono mentre mi esibivo per Turk il Monco ad una fiera, gli elfi di Granburrone dissero che il mio vero nome era Aradur, che nella nostra lingua significa "Servo di Re". Per chi di voi crede nelle visioni dell'oltre, il mio nome, dicono, porta con sè il mio destino. Sono destinato a far parte dei trenta raminghi del nord che risponderanno alla chiamata di colui che riunirà i due regni brandendo la spada un tempo spezzata. La sua identità mi è ancora ignota. Prima che ciò avvenga, dovrò riscattare l'onore che ho perso e completare la mia preparazione compiendo nobili gesta.

Ho ricoperto me e la mia gente d'infamia. I Sindar mi hanno salvato dall'oblio in cui ero caduto. (Bevo un lungo sorso di birra speziata). Dissero che un tempo ero stato uno dei rangers Dunedain del Rhudaur. Durante un'escursione nell'Eregion, molti anni fa, fummo sopraffatti da una banda di orchetti. Fui ferito gravemente alla testa ed al braccio destro. Quelli che erano con me mi presero e ripiegarono dentro i cancelli di Moria. Abbiamo vissuto per un tempo imprecisato nelle oscurità abissali, nutrendoci di cose innominabili. A poco a poco ci perdemmo nelle viscere della terra. Non so che fine abbiano fatto i miei compagni. Credo che sia stato in quel periodo che sviluppai le capacità di vedere nel buio e di combattere con la sinistra come con la destra.

Col tempo l'oscurità, il terrore, la solitudine annebbiarono la mia lucidità portandomi ai confini della pazzia. Quando guardi dentro l'abisso, l'abisso guarda dentro di te.

Rividi la luce circa dieci anni fa, quando seguii un gruppo di buffi individui fuori dai cancelli di Moria. Ero oramai tornato ad uno stato primitivo. Cacciavo e mi nutrivo come un animale. Turk il Monco mi trovò nei boschi, mentre cercava coi suoi sgherri animali esotici da far combattere nel suo spettacolo itinerante. Per diverso tempo ho portato il nome di Daraksinde, che significa Lupo Grigio. Alcuni uomini continuano a chiamarmi così. Mi mettevano in una gabbia; qualche volta mi davano delle armi, altre volte mi lasciavano semplicemente nudo. Dovevo combattere tutto ciò che entrava dentro...uomini, bestie, orchetti...e la gente scommetteva. Talvolta vincevo o facevano in modo che vincessi. Ho perso il conto delle vite che ho tolto. Altre volte ero io ad avere la peggio; ma durante la notte un potere ancestrale scaturiva dalle mie mani e mi curava. Pochi giorni dopo ero pronto ad essere rigettato nella mischia.

Capitava anche che pagassero Turk perchè giacessi con qualche donna speranzosa di ottenere da me il figlio forte e sano che il loro marito non era stato in grado di dargli. Non nego il fatto che alcune di loro dettero piacere anche a me. Ma ho seminato troppi figli bastardi, che non conosceranno mai il loro vero padre.

Di notte poi, gli incubi dell'abisso mi tormentavano. Trovai rifugio nell'alcool. Il Monco non me lo faceva mai mancare, perchè placava in qualche modo la mia voglia di fuga. Non ho mai capito cosa ci mettesse dentro. (Bevo un lungo sorso di birra). Comunque non avevo voglia di fuggire: in fondo mi davano da mangiare e un pagliericcio sul quale stendermi. Turk si arricchì con me per diversi anni. Credo che mi odiasse perchè sapevo destreggiarmi con ambedue le mani...mentre lui era costretto ad usare i piedi callosi per contare il suo sporco denaro. Ma mi teneva in vita perchè lo facevo contare molto.

Poi gli elfi mi trovarono e mi portarono via. Non riuscirono però a fermarmi quando volli andare a salutare Turk per l'ultima volta. Visto che non potevo stringergli la mano, gli strinsi la gola...e forse lo feci troppo forte. Gli elfi non gradirono; a dire il vero alcuni di loro non mi hanno mai gradito più di tanto. Si sono pure rifiutati di reinsegnarmi il Sindarin. Forse perchè nelle mie vene scorre un po' del loro sangue. Comunque gli elfi mi aiutarono perchè così era scritto. A Granburrone mi hanno ripulito, curato, dato nuove armi...addestrato. Sono anche riusciti a farmi smettere di bere (butto giù tutta la birra restante in un sol sorso).

Passate alcune stagioni, dissero che il mio tempo era giunto: ero pronto per andare in cerca di nobili avventure prima che si compisse il destino per il quale ero stato messo al mondo. Dovevo trovare una compagnia eterogenea ed unirmi a loro, così mi dissero, per imparare nuovamente cosa significasse fare parte di un gruppo e completare la mia preparazione.

Ecco perchè mi trovo qua, ora, a bere con te, giovane Hobbit". (Rutto).

-Il Fanatico