domenica 3 giugno 2012

Container





Abbiamo giocato, a casa di Andy (di nuovo emerge il tema delle Cascine del Riccio come nuovo centro di aggregazione ludica) all’ottimo Container. Premetto che il mio voto per il gioco è ai massimi assoluti (gli darei tranquillamente un 9,5). L’unico difetto che gli trovo è che tende leggermente allo stallo finale, ma questo, secondo me, è dovuto alla nostra attitudine di giocatori non propriamente “aggressivi” (ed è un difetto comune ad altri grandi giochi come “Imperial”, in entrambe le sue versioni).


La serata, accompagnata da tè, aranciata e superlativa torta di carote, ha visto partecipare, oltre al padrone di casa, Tom, il Marchese, Tony, The Judge. Quest’ultimo ha conseguito la vittoria finale, di strettissima misura.

I giocatori

Tom: comincia riempiendo la sua porzione di isola di containers e sacrificando allo scopo le sue finanze. Le aste, specialmente iniziali, lo vedono indiscusso protagonista. Sulle merci, che produce con larghezza, pratica, forse, prezzi poco competitivi. Va in stallo nel finale, complici la cronica carenza di liquidi e un aggressivo Andy, che blocca sul nascere ogni sua iniziativa. Mantiene per tutta la partita una chiara visione del meccanismo delle aste, anche in chiave “offensiva”, con offerte sempre calibrate al centesimo.


Il Marchese: è la bestia nera del Judge, al quale fa uno scherzetto iniziale che lo mette fuori dalla prima ora di partita, pignorandogli tutti i containers di colore diverso dal nero. Raggiunge l’apice a due terzi del match, quando riceve ben 50$ per un unico carico. Non calibra però le risorse economiche a disposizione e si ritrova un po’ indietro nel finale. Generosa la sua partita nella fase di interdizione, in cui non risparmia offerte significative pur di ostacolare gli avversari (Andy e Judge, in particolare).

Tony: abilissimo nel condurre una partita in apparente sordina: produzione ordinaria, poco magazzino, offerte basse nelle aste. Tende a fare gioco a sé, tenendosi fuori dai grandi canali di comunicazione. Porta poca merce sull’isola, perché preferisce vendere i suoi carichi (sempre molto ben calibrati) all’asta. Ama accumulare contante, nonché fermarsi nei porti avversari e partirsene lasciando parte della merce invenduta. Giunge terzo (a 92), sfiorando la vittoria grazie al denaro.


Andy: aggressivo fin da subito (come suo costume) nega a sé stesso e al Judge, suo vicino di destra e dunque rappresentante della manodopera, i benefici della produzione, preferendo acquistare, trasportare e vendere merci di terzi. È padrone indiscusso dei meccanismi di gioco, che tenta di drogare con una house rule (“esdebitazione”) secondo cui, in sostanza, chi prende un prestito può, se molto povero, non restituirlo, in barba al principio della responsabilità patrimoniale personale; regola della quale, peraltro, non si avvale. Conclude la partita a 95, a un soffio dalla vittoria (dopo avere sottratto al Judge un carico decisivo in una delle ultime e più micragnose aste: 5$ a 4!).


The Judge: soffre l’iniziale batosta del pignoramento delle merci da parte del Marchese (nella veste di occhiuto e incorruttibile ufficiale giudiziario), ma si avvantaggia notevolmente, nonostante tutto, della regola dell’”esdebitazione”. Perennemente indebitato, esce fuori nel finale, con alcuni avveduti acquisti di carichi a buon prezzo e con un importante autotrasporto a stiva piena, che riesce a riparare dalle lusinghe del re delle aste Tommy. Una vittoria sul filo di lana, la sua, dovuta in parte al fatto che è il principale produttore delle due merci in via di esaurimento.


- The Judge

1 commento:

  1. Grande Judge, ottimo resoconto! La regola dell ' esdebitazione è inevitabile altrimenti il gioco si paralizza perchè basta che un giocatore vada in default per creare un processo a catena, già sperimentato nella prima partita di prova. Regola peraltro confermata dall'espansione che dà una marcia in più ad un gioco che già con la sola versione base ha maccaniche che rasentano la perfezione!

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